Cos’è la gestione del rischio clinico e perché è cruciale per la sanità
La protezione del bene comune nella sanità richiede software specifici per gestire i rischi, promuovere le buone pratiche ed eliminare quelle inefficaci. Non bastano più sistemi ordinari, ma servono soluzioni resilienti, capaci di prevenire criticità e ridurre l’impatto dei rischi sull’operato degli enti pubblici e generare valore per la collettività. Per questo è fondamentale adottare strumenti per la gestione integrata del rischio, che facilitano la condivisione delle conoscenze e l’integrazione del risk management nella strategia di sviluppo.
Il rischio clinico rappresenta la possibilità che un paziente subisca un danno o un evento avverso durante il percorso di cura. La sua gestione non è solo un obbligo normativo, ma un pilastro fondamentale per garantire la sicurezza dei pazienti, la qualità dell’assistenza e la credibilità delle strutture sanitarie.
L’approccio al rischio clinico si è evoluto da una logica reattiva a una visione proattiva, fondata su strumenti digitali capaci di mappare, monitorare e prevenire le criticità nei processi sanitari. In Italia, la Legge Gelli-Bianco (n.24/2017) ha rappresentato un punto di svolta, introducendo l’obbligo per le strutture sanitarie di dotarsi di modelli organizzativi per la prevenzione del rischio, con l’obiettivo di rafforzare la trasparenza, la responsabilità e la tutela del paziente.
Le funzionalità indispensabili di un software per la gestione del rischio integrato
Valorizzare le buone pratiche consente una gestione competente del rischio e aiuta a limitare conseguenze impattanti su tutta l’organizzazione. Ma questo non basta; è bene dotarsi di strumenti digitali settati appositamente per la gestione e misurazione del rischio integrato. Dall’analisi delle cause degli eventi avversi è possibile implementare un piano d’azione, così da evitare il ripetersi degli errori.
Un software efficace deve offrire funzionalità integrate che supportino il personale sanitario e amministrativo in ogni fase del processo, dalla segnalazione degli eventi alla definizione di azioni correttive. Ecco le principali:
- Segnalazione di eventi avversi e near miss (anche in forma anonima)
Consente a operatori e staff di segnalare con facilità incidenti o quasi incidenti, promuovendo una cultura della sicurezza trasparente e non punitiva. - Workflow di gestione delle segnalazioni
Automatizza il percorso della segnalazione: presa in carico, analisi dell’evento, individuazione delle responsabilità e definizione delle azioni correttive. Aiuta a ridurre i tempi di risposta e garantire tracciabilità. - Strumenti di analisi delle cause (RCA, FMEA)
Permettono di analizzare sistematicamente le radici degli errori e valutare le possibili modalità di fallimento, fornendo basi solide per azioni preventive efficaci. - Gestione di audit e checklist di sicurezza
Favorisce l’applicazione sistematica di controlli (es. in sala operatoria), migliorando l’aderenza ai protocolli e riducendo il rischio di eventi evitabili. - Monitoraggio di indicatori di rischio (KPI) e dashboard personalizzabili
Rende visibili in tempo reale i dati critici, facilitando l’identificazione di trend, anomalie e aree da migliorare. - Supporto alla conformità normativa e agli standard di sicurezza
Agevola l’adeguamento alle raccomandazioni ministeriali, alle direttive regionali o agli standard internazionali, contribuendo a una governance del rischio solida e documentabile.
Attraverso queste funzionalità, un software di gestione del rischio clinico diventa un alleato strategico per elevare la qualità delle cure, proteggere i pazienti e rafforzare la reputazione della struttura sanitaria.
Vantaggi concreti: come un software dedicato migliora sicurezza e performance
Una soluzione digitale è essenziale per garantire all’ente sanitario di procedere nella sua operatività senza il rischio di interruzioni. Il blocco delle attività può avere un impatto enorme sulla salute dei pazienti, creando peraltro un danno reputazionale permanente per la struttura e per l’intero sistema sanitario nazionale. Anche in questo caso, il digitale supporta nella mappatura dei processi più critici e aiuta a identificare le vulnerabilità da tenere sotto stretta osservazione per ridurre il rischio.
Infatti, investire in un software per la gestione del rischio integrato non significa solo migliorare la compliance normativa, ma attivare un vero e proprio circolo virtuoso in grado di generare benefici misurabili a livello organizzativo, clinico e reputazionale. Ecco alcuni vantaggi concreti:
- Miglioramento della sicurezza del paziente e riduzione degli errori
- Ottimizzazione dei processi clinici e assistenziali
- Riduzione dei costi legati a contenziosi o eventi avversi
- Miglioramento della cultura della sicurezza tra gli operatori
- Supporto decisionale basato su dati
- Maggiore trasparenza e accountability
Oltre il rischio clinico: integrare la gestione dei rischi operativi e di compliance
L’utilizzo delle tecnologie digitali è oggi imprescindibile nelle organizzazioni pubbliche per semplificare le procedure, generare automatizzazioni, contrastare la corruzione e il malaffare, anche grazie a nuovi flussi di lavoro 100% paperless. Eliminare il cartaceo aiuta a controllare questi rischi, poiché impedisce alla base la manipolazione dei documenti e traccia gli stakeholder coinvolti nella gestione dei processi.
Con una soluzione di gestione del rischio corruttivo, a partire dalla mappatura dei processi, vengono identificati i possibili eventi rischiosi che sono poi trattati pianificando delle misure di prevenzione. Queste misure sono da monitorare nel tempo per verificarne l’effettiva attuazione, valutare eventuali cause ostative alla loro realizzazione ed infine determinarne l’efficacia nella mitigazione del rischio. La soluzione informatica produce quindi i dati utili a completare la sezione del PIAO relativa all’anticorruzione, in cui è confluito il Piano triennale di Prevenzione della Corruzione, e la relativa rendicontazione.
Anche i rischi legati alla normativa antiriciclaggio sono oggetto di valutazione, pur trattandosi di una norma generalmente meno attenzionata nella Pubblica Amministrazione.
In questo caso sono coinvolti i soli processi che coinvolgono controparti e su cui si deve valutare il rischio di incorrere in Operazioni Sospette da segnalare alle autorità competenti.
La digitalizzazione del rischio permette di individuare e disciplinare con puntualità eventuali responsabilità in caso di eventi critici nel contesto del trattamento dei dati personali da parte di un ente pubblico. Per farlo è necessario predisporre forme di controllo in ambiti specifici e coordinare le attività relative alla tutela della privacy previste dalla normativa legata al GDPR.
Ogni ente pubblico della sanità è chiamato a individuare i potenziali rischi per la sicurezza dei dati e per la privacy dei pazienti attraverso una valutazione d’impatto. Quali sarebbero le conseguenze nel caso, ad esempio, di un attacco informatico o di una fuga di dati interna? In sanità è cruciale prevenire questo rischio, per la tutela dei dati di un paziente: proteggere le informazioni contenute in una cartella clinica è essenziale per creare un rapporto di fiducia con i cittadini.
Come troppo spesso riportato dalle cronache, la presenza di grandi moli di dati sensibili, quali quelli sanitari, rappresenta un appetibile bersaglio per i malintenzionati.
Una soluzione di gestione integrata del rischio aiuta a:
- mappare i trattamenti dati e gli asset aziendali utilizzati
- effettuare una valutazione di impatto DPIA (Data Protection Impact Assessment) identificando possibili vulnerabilità
- programmare le azioni da attuare per aumentare le misure di sicurezza con cui prevenire violazioni di dati
Scegliere la soluzione software giusta: criteri per le aziende sanitarie e la PA
Adottare un software per la gestione del rischio clinico rappresenta un passaggio strategico per qualunque struttura sanitaria o ente della Pubblica Amministrazione. Per questo è fondamentale valutare con attenzione alcuni aspetti chiave, affinché la soluzione scelta sia davvero efficace e sostenibile nel tempo.
Innanzitutto, occorre considerare la scalabilità della piattaforma, ovvero la sua capacità di adattarsi a realtà di dimensioni e complessità diverse, e il livello di personalizzazione offerto: una soluzione efficace deve potersi modellare sui processi specifici dell’organizzazione, senza forzature.
Un secondo elemento riguarda la facilità d’uso e l’integrazione con i sistemi informativi esistenti. L’interfaccia dovrebbe essere intuitiva e accessibile per gli operatori sanitari e amministrativi, mentre l’interoperabilità con strumenti come la cartella clinica elettronica o i sistemi ERP consente di lavorare in continuità, evitando ridondanze e colli di bottiglia.
È poi imprescindibile che la soluzione sia conforme agli standard di sicurezza e qualità, come le certificazioni ISO/IEC 27001 o i requisiti ACN per i servizi cloud nella PA. Questo garantisce non solo la protezione dei dati sensibili, ma anche l’allineamento alle normative in ambito sanitario e amministrativo.
Un ulteriore criterio da valutare è la qualità del supporto tecnico e dei servizi di formazione forniti dal vendor. L’implementazione di una nuova piattaforma richiede accompagnamento, aggiornamenti costanti e percorsi formativi adatti ai diversi ruoli coinvolti, per garantire un’adozione efficace e consapevole.
Infine, un buon software deve disporre di funzionalità avanzate di reporting e business intelligence, così da offrire una visione chiara e in tempo reale dei rischi, dei KPI e delle azioni in corso. Solo attraverso l’analisi dei dati è possibile prendere decisioni tempestive e basate su evidenze.
Scegliere, quindi, la giusta soluzione significa attivare un processo di evoluzione organizzativa, tecnologica e culturale, in grado di generare valore concreto per il sistema sanitario e per l’intera collettività.